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Il Cromlech del Piccolo San Bernardo – La Thuile

Il grande cerchio di pietre che giace sul Colle del Piccolo San Bernardo, al confine tra Italia e Francia, è uno dei pochi cromlech ritrovati in Italia e di assoluto interesse storico e astronomico. E’ facilmente raggiungibile salendo dall’abitato di La Thuile, in Valle d’Aosta, dopo circa 13 Km a 2188 m di altitudine s.l.m.; la strada internazionale costruita nel 1862 lo taglia esattamente a metà, per cui le pietre che lo compongono rimangono disposte sia alla destra sia alla sinistra della carreggiata.
La parola cromlech deriva dal bretone croum, curva o cerchio e lech, pietra sacra o altare e sta quindi ad indicare un grande cerchio di pietre infisse nel terreno dall’uomo in età preistorica, un luogo generalmente destinato ad attività di culto e/o di osservazione. Il più famoso è senza dubbio quello di Stonehenge, in Inghilterra, la cui pianta riporta alcune analogie con quella del Piccolo San Bernardo.
Tenendo conto che alcune pietre potrebbero essere state rimosse, alcune portate via e poi riportate al loro posto o addirittura rimpiazzate, la datazione esatta di questo sito è piuttosto difficile ma potrebbe risalire all’età del bronzo, anche se alcuni lo ritengono più antico. Non è da escludere la possibilità che ci fosse un dolmen nel centro.
Il cromlech è costituito attualmente da 46 pietre allungate e appuntite, poste ad una distanza di 2 o 4 metri una dall’altra, disposte a formare vagamente una circonferenza di 80 metri di diametro.Alcune pietre, o menhir, che compongono il cromlech hanno delle forme particolari: quella indicata con il numero 3 e’ particolarmente grande, circa 80 cm, ha una forma squadrata e sostenuta da un’altra pietra di rincalzo dello stesso tipo, la settima pietra, un po’ appuntita, è più alta rispetto alle vicine, un’altra ancora riporta una coppella.
Nelle vicinanze è stato scoperto un tempietto gallico che, seppur di epoca molto successiva, testimonierebbe il fatto che tutta la zona è stata luogo di culto nell’antichità.Scritti di autori locali testimoniano la presenza di un’alta colonna di porfido grezzo, la Columna Jovis, sormontata da un grosso rubino detto l’occhio di Giove o Escarboucle, che in origine doveva far parte del monumento mentre ora è di sostegno alla statua di San Bernardo.
Petronio, autore latino, descrive questo luogo come sacro a Ercole Graio, riferendosi al mito del passaggio dell’eroe attraverso l’Alpis Graia:

“Nelle Alpi vicine al cielo, nel luogo in cui, scostate dalla potenza di Graius le rocce si vanno abbassando, e si lasciano valicare, c’è un luogo sacro, in cui si innalzano gli altari di Ercole: l’inverno lo copre di una neve persistente; ed alza la sua testa bianca verso gli astri”

(Petronio, Satyricon,122)
Situato sullo spartiacque dei bacini della Dora Baltea e dell’Isère, il monumento si trova in una posizione straordinariamente significativa anche dal punto di vista astronomico.
Ogni 21 giugno, alle 19.30, il sole tramonta dietro una sella del Lancebranlette, una vetta a Nord Ovest dell’orizzonte, e proietta due falci d’ombra che progressivamente abbracciano il cerchio di pietre fino a lasciarne in luce soltanto il centro.
Non è un caso che il cromlech sia stato messo proprio in quella posizione disegnando l’ombra lasciata dal sole nel giorno del solstizio estivo. Antichi riti risalenti forse al neolitico erano legati agli equinozi e ai solstizi, giorni magici e carichi di significato e per questo celebrati intorno a monumenti sacri.

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