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Le Matres Dervonnæ

Su alcuni massi incisi rinvenuti in contesto piemontese è possibile riconoscere la raffigurazione di divinità celtiche femminili probabilmente venerate in aree sacre all’aperto.
Di solito le figure femminili sono rappresentate in numero di tre.
Per quanto riguarda le triadi di divinità femminili nel mondo celtico è nota l’esistenza del culto alla triade delle dee madri con funzioni legate alla vita e alla morte dell’uomo.
Le testimonianze archeologiche, seppure di epoca romana, lasciano presupporre una possibile origine celtica del culto delle Matres Matronae: i rilievi piemontesi presentano caratteristiche iconografiche molto diverse: le dee sono rappresentate in atteggiamento di danza a braccia incrociate in ambiente bucolico caratterizzato da alberi rigogliosi e rocce a segnalare i luoghi in cui le dee erano venerate.
Le figure si ripetono secondo uno schema fisso, non hanno particolari che permettano di distinguerle una dall’altra, ma appaiono sempre giovani e vivaci. Alle tre figure femminili è associato un dio maschile, Mercurio, il cui corrispondente celtico, Lug, è spesso associato alle prerogative divine della triade femminile delle Madri (Dervonne: le Madri della Quercia), forse con la funzione di esaltare l’azione congiunta di arricchimento della terra e di protezione dei percorsi viari e dei monti, come sembra suggerire il nome romano del Monginevro, Mons Matrona.
L’iconografia delel divinità femminili in nord-occidentale sembra derivare dall’intreccio di concezioni religiose celtiche con le modalità espressive che le popolazioni italiche utilizzavano per rappresentare le divinità femminili minori del loro pantheon, sempre caratterizzate da freschezza, giovanile, baldanza e connesse alla Natura (proprio come le dee celtiche). Se i legami simbolici e ideologici connessi alla continuità delle tradizioni culturali appaiono evidenti, più difficile è percepire il modello iconografico più antico, anteriore al canone gallo-romano di rappresentazione delle Matrone secondo modelli di tradizione ellenistica (Ninfe, Tuche/Fortuna, Dee in trono).
Nella tradizione celtica la resa più antica della divinità tende a risultare non antropomorfa, ma zoomorfa, collegata ad animali mitici ed è probabile che le prime raffigurazioni delle tre madri tendessero a raffigurarle come uccelli (la tradizione celtica conserverà anche nelle leggende successive l’idea che le donne dotate di poteri magici si trasformassero in uccelli come i tre cigni o le tre gru che insieme al “Toro del temporale” il Tarvos Trigaranos delle Alpi si collocano all’Occidente, nella zona dove il sole tramonta). Proprio le gru infatti sono una metamorfosi di donne, talora per punizione di persone gelose con singolare rimando alla tradizione irlandese dove il toro divino, inseguito da Cuchulain che viene avvisato da tre dee sotto forma uccelli (cornacchie).

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