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 Sucellos – il dio con il mazzuolo e con l’olla

Sucellos

Moltissime sono le rappresentazioni di Sucellos trovate in Europa (statuette in bronzo, immagini in pietra su altari e stele, statuette in terracotta, medaglioni, incisioni e sculture rupestri).

Il nome Sucellos significa “Il buon battitore” oppure “Colui che colpisce bene” con chiara allusione al mazzuolo che accompagna la Divinità.

Sucellos viene raffigurato con aspetto maturo, corpo robusto e con il viso contornato da barba, capelli con i boccoli ma con baffi spioventi tipici dei Celti.

Generalmente è vestito con una tunica lunga fino al ginocchio (si potrebbe dire vestito come gli antichi Liguri), a volte la tunica è più corta e in certe rappresentazioni indossa le brache; in altri casi è rappresentato nudo.

Si citano di seguito alcune rappresentazioni di Sucellos su reperti archeologici:

 

STATUETTA IN BRONZO DI VISP
(SVIZZERA)

Sucellos è vestito con la tunica fino al ginocchio; sono degni di attenzione i seguenti particolari:

  • Presenza di un grande chiodo appoggiato sul petto e infilato nella cintura; il chiodo va inteso sia come accessorio usato nella costruzione delle botti (da parte dei bottai), sia come simbolo di suggellamento dei patti, dei giuramenti, degli accordi presi: il suo significato in questo caso è “piantare il chiodo” o “avere il chiodo fisso su un punto di vista”.
  • Presenza sotto la cintura di un oggetto a forma di sbarra sdoppiata in alto in due linee ricurve e interpretata come una chiave: essa può essere interpretata come simbolo della natura di psicopompo del Dio o comunque come indicazione del suo potere nell’aldilà.
  • Braccio sinistro alzato nel gesto di impugnare il mazzuolo dal lungo manico, che però non è stato mai ritrovato e di cui quindi si intuisce solo la presenza.
  • Braccio destro con la mano che tiene un vaso o olla.
  • Segno a forma di Z sulla gamba sinistra sotto il ginocchio: esso viene interpretato come simbolo del fulmine notturno.

 

STATUETTA IN BRONZO DEL MUSEO DI ARCHEOLOGIA DI SAINT–GERMAINE–EN–LAYE
(Yvelines – FRANCIA)

Qui Sucellos compare con il mazzuolo ben evidente in un mano e con l’olla nell’altra mano e così come nelle statuette trovate in altri luoghi.

 

STATUETTA IN BRONZO DEL MUSEO DI ARCHEOLOGIA DI FOURVIERE
(LYON – FRANCIA)

Sucellos presenta delle incisioni cruciformi sul corpo: tali simboli sono stati interpretati come simboli astrali.

 

STATUETTA IN BRONZO DI VIENNE
(ISERE – FRANCIA)
CONSERVATA AL WALTERS MUSEUM DI BALTIMORA (USA)

Sucellos appare nudo ma sempre con il mazzuolo e l’olla; qui però il Dio indossa sul capo una pelle di lupo le cui zampe anteriori sono annodate davanti sul torace.

Inoltre la testa del Dio è ornata da una ruota a forma di botte (o di mazzuolo con le teste uguali) da cui si dipartono 5 raggi recanti ciascuno in fondo una botte più piccola (oppure dei mazzuoli).

 

Esistono poi delle rappresentazioni di Sucellos nelle quali tiene in mano una falce, altre dove il Dio è adornato con una collana di foglie e altre dove compare con il tino oppure tiene in mano un borsello.

Come citato nel testo “MITOLOGIA CELTICA” (Sylvia & Paul F. Botheroyd) “[…] tutti questi simboli (asta del mazzuolo, chiodo, segno a forma di Z e simboli cruciformi [ndr]) sembra vogliano indicare le dimensioni Verticale e Orizzontale, il Sotto e il Sopra, la Destra e la Sinistra, questo Mondo e laltro Mondo. Quindi Sucellos avrebbe a che potere sia sulla Terra che sotto di essa, con il Mondo dei viventi e con quello dei defunti: un Dio dell’aldilà e degli antenati, che dispone della vita e della morte, dei tesori e della fertilità della Terra”.

 

ANIMALI CHE ACCOMPAGNANO SUCELLOS

In alcune raffigurazioni Sucellos è accompagnato da un cane e certe volte dal corvo.

 

LA COMPAGNA DI SUCELLOS

La divinità femminile che accompagna Sucellos è NANTOSVELTA.

 

ALTRI ASPETTI DI SUCELLOS

In seguito al contatto con il mondo romano in certi casi si è avuta una rielaborazione degli Dei, quando addirittura una interpretazione in chiave Celtica di altre Divinità: nel caso di Sucellos alcuni suoi attributi sono comuni a SILVANUS che spesso viene identificato con ulteriori nomi di Dei locali, in particolare nella Gallia Narbonense e in Britannia.

Il fatto di possedere un mazzuolo a teste uguali può indurre a un paragone con MJOLLNIR, il martello del Germanico THOR/DONAR o addirittura con la mazza del Dio Irlandese DAGDA.

Giulio Cesare in un passo del “ De Bello Gallico” scrive che i Galli si considerano discendenti di “DIS PATER”; se però si traduce la parola Dis Pater ci si accorge che non significa “DIO PADRE” ma “DIO RICCO” (Dis sarebbe l’abbreviazione della parola Dives che si traduce appunto in ricco): questo fa pensare a Sucellos come a una Divinità che elargisce ricchezza, fertilità, abbondanza. Inoltre si consideri che i Galli si ritengono discendenti di un altro Dio, vale a dire di LUG, al punto che molte località nell’Europa Celtica portano il Suo nome (LIONE / LUGUDUNUM, LUGANO, LUGO DI ROMAGNA, ecc.).

 

L’OLLA DI SUCELLOS

Sucellos oltre al mazzuolo possiede anche un’olla o vaso a forma di bicchiere che in genere porta nella mano destra (anche se alle volte è raffigurato nella sinistra).

L’olla rappresenta un simbolo di abbondanza, di ricchezza e di fecondità offerte da Sucellos; esiste infatti un filo conduttore che lega l’olla di Sucellos con il calderone del Dio Irlandese Dagda e addirittura con il GRAAL (anche se su quest’ultimo collegamento molti sono i dubbi).

 

IL MAZZUOLO DI SUCELLOS

 Il mazzuolo di Sucellos è posto in cima ad una lunga asta appoggiata al suolo e che il Dio tiene in mano con il braccio sinistro alzato, ma in alcuni casi anche con il braccio destro.

Il mazzuolo si presenta di forma cilindrica o a forma di botte con le estremità uguali; diverse sono state le interpretazioni date al riguardo: il fatto di avere due teste uguali fa presupporre che il MAZZUOLO abbia un doppio valore:

  • Strumento di lavoro tipico dei bottai usato nella costruzione delle botti per il vino o per la birra, utilizzato per dare colpi alle doghe e ai cerchi durante l’assemblaggio della botte stessa (si tenga conto che la botte è stata un’invenzione dei Celti ); è quindi in questo caso identificato come un Dio protettore di questi artigiani o anche dei vignaioli, birrai e cantinieri.
  • Strumento usato dal Dio per mantenere l’Ordine Cosmico del Creato contro le forze del Caos; in questo caso il significato delle teste uguali è quello di indicare che da una parte il mazzuolo difende e benedice, mentre dall’altra parte colpisce chi vuole distruggere l’Ordine.

Quest’ultima interpretazione porta a vedere un’attinenza con MJOLLNIR, il martello del Germanico THOR/DONAR; egli infatti combatte con il suo martello, i giganti che minacciano l’ordine cosmico, quindi può dare la morte, ma con lo stesso MJOLLNIR Thor fa rinascere le sue capre e quindi il martello è anche capace di donare la vita.

Inoltre Thor usa il suo martello per benedire (si veda all’uopo la saga “Il funerale di Balde”“) e viene regalato alle donne che si sposano come segno augurale di fecondità e per avere figli sani (vedasi nella saga del “furto del martello di Thor”); non a caso su una fibula trovata a Nordendorf (in Baviera, Germania) è riportata l’iscrizione “WIGITHONAR” ovvero “DONAR/THOR CONSACRATORE”.

Il Dio germanico presiede anche ai tuoni e ai fulmini, alla pioggia e ai temporali, ritorna quindi il concetto dell’ambivalenza del martello che da un lato può dare la pioggia che feconda i campi, ma dall’altro lato può scatenare tuoni, fulmini e grandine che arrecano danni.

Questo discorso potrebbe valere anche per il mazzuolo di Sucellos e quindi anche questo Dio potrebbe avere influenza sugli eventi meteorici; Tuttavia questa ipotesi contrasterebbe con la presenza nel Pantheon Celtico di un’altro Dio del tuono, dei fulmini e della pioggia e qui il riferimento va a TARANIS.

La stessa similitudine la si può vedere tra il mazzuolo di Sucellos e la clava del Dio Irlandese DAGDA: infatti la clava di Dagda da un lato può dare la morte e dall’altro la vita (anche se su questo punto le teorie dello studioso J. De Vries discordano sulla similitudine).

Da notare, infine, che il martello cilindrico a teste uguali era anche il mazzuolo usato dai Druidi quando emettevano una sentenza (poiché gli stessi avevano anche la funzione di giudici): ancora oggi il mazzuolo usato dai giudici ha questa forma; ritorna nuovamente il potere ambivalente del mazzuolo a teste uguali, da un lato portatore di condanna e dall’altro di assoluzione.

Infine, diventa interessante l’accurato esame che viene fatto di Sucellos nel libro “La Religione dei Celti” (Margarete Riemschneider, Società Editrice Il Falco), di cui si qui riportiamo un estratto, trascritto dal testo originale.

“Anche se in Gallia la viticoltura è la fonte principale della rendita, i Celti non hanno nessun Dio del vino come Dioniso o Bacco; al contrario essi hanno un grande interesse per la fabbricazione delle botti e per il loro trasporto via acqua [Benoit pp 214, 217 230, ndr]. Il nome celtico della divinità che sovrintende a ciò è Sucellos: egli è cantiniere e bottaio, poiché “Sucellos” significa “Il Buon Battitore”, e con ciò non si può pensare a nessuna attività violenta, ma alla più felice attività che mai si possa immaginare.
Il suo utensile è di legno, ed è un martello con il quale egli batte sui cerchi delle botti; perciò, come secondo attributo, egli ha anche la piccola botte accanto a se, appoggiata a terra. Naturalmente ciò non lo fa diventare un beone, un adoratore di Bacco, e proprio dalla tendenziosità di questa interpretazione guardia i molti bassorilievi che rappresentano il carico e l’imbarco delle botti: quando mai avrebbero potuto Dioniso o Bacco preoccuparsi della fabbricazione e della vendita della merce da loro rappresentata? Per Sucellos non c’è nessuna merce; inoltre, una cosa è da notare è che è rappresentata la scoperta della viticoltura ma solo la spedizione del vino fermentato.
I greci e i romani conoscono solo otri per il vino e botti di terracotta; essi scoprirono le botti di legno solo in Gallia, ma non compresero che avrebbero dovuto considerare importante una cosa, così trascurabile apparentemente, come la fabbricazione delle stesse. Se un Dio deve avere a che fare con il vino, però non bevendo assolutamente (come dimostrano le rappresentazioni celtiche), per non doversi poi trascinare vacillante come Dioniso sul luogo dell’approdo, egli si trasforma spontaneamente in viticultore. La leggenda greca però si occupa della scoperta della viticoltura, ma mai della sua cura; i committenti celtici pretendevano però che ciò fosse rappresentato dai loro scultori;. Esistendo quindi un dio campagnolo a ogni modo ben poco considerato, gli si da in mano invece del martello il roncolo per l’uva e tutto va a posto. Resta solo il fatto che i romani lo chiamano Silvano.
Ma soffermiamoci ancora un po’ sul dio con il martello: egli gode di una particolare popolarità; è chiaro che anche gli affari del cantiniere diventarono redditizi con il commercio del vino. Ma come si rappresenta “l’incremento degli affari”? Il romano avrebbe detto: “con la borsa dei soldi di Mercurio, il dio del commercio”. Anche in questo caso il celta è di parere diverso: ogni aspetto esteriore dell’attività viene espresso dalla triplicità. Si deve allora rappresentare Sucellos con tre teste? Ciò sarebbe stato considerato, difronte ai grandi Dei, come una profanazione, così si fa diversamente: si triplica l’utensile. È comprensibile che ciò ci sembri strano, ma non abbiamo forse le stesse difficoltà con la tecnica narrativa dei celti, come ad esempio nel caso delle acrobazie di CuChulain?
Sulla pietra dell’altare di Saint-Gilles du Gard [Duval fig.35], non appare nient’altro che un martello sul quale ci sono altri tre martelli più piccoli mentre nel dio di bronzo di Vienne [Duval fig.29] la sua figura è prettamente celto-romana, ma i suoi attributi sono immutati: qui il martello reca addirittura 5 piccoli martelli intorno a se. Secondo la nostra esperienza del Calderone di Gunderstrup, il numero 5 è una pluralità che esprime soltanto modestia: evidentemente qui il 3 da solo risultava inadeguato e possiamo dunque credere che la distinzione tra la regina Morrigan e la sua famiglia e tra gli Dei dei mestieri non fosse ancora abbastanza netta; infatti nei primi ci si mostrava interessati alla loro salute dopo la morte, mentre presso gli altri si teneva presente solo il bene attuale. Proprio per questo si evita il più possibile il numero 3.
Se il martello ha una forma sempre lunga e relativamente sottile ciò si può spiegare con l’attività del bottaio, che deve inserire anche all’interno le doghe nei cerchi; egli non ha dunque nulla a che fare con Caronte, niente con la doppia scure e niente con Efesto. Poiché nell’arte moderna non si affida ad un Dio un utensile o un attività così banale, le spiegazioni che sono state date sulla figura di Sucellos sono state ovviamente cagionate proprio dal tentativo di identificare l’importanza con la chiave di lettura moderna.
Se consideriamo però che gli dei protettori dei mestieri di preferenza avevano l’aspetto del loro luogo o del loro popolo d’origine, e che a questo si sarebbero adattati male simboli astratti ma molto meglio gli strumenti, si spiega così la presenza degli animali domestici: ci avviciniamo maggiormente al vero significato del Dio ossevando un piccolo frammento di vaso, che lo rappresenta con martello e una piccola botte per bere [Duval fig.31].
Il Dio porta, oltre alla camicia, anche i pantaloni celtici, che qui veramente assomigliano più a quelli germanici: accanto a lui sta festoso il suo cane e lì accanto si legge: “Sucellum propitium nobis” ciò vuol  dire: “Che possa un sorso da questa botte propiziarci Sucellos”, o detto in altro modo: “Caro Sucellos, dacci nella nostra professione successo e benessere”. Benessere! Gli Dei dei mestieri non assicurano nessun aldilà dopo la morte. Per questo ci sono i grandi dei. Ma essi aiutano nelle necessità quotidiane della vita.”
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