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Il territorio piemontese nel periodo preromano

I territori delle Alpi sono abitati dall’uomo fin dal paleolitico antico col passaggio di popolazioni nomadi di cacciatori.
Al termine delle glaciazioni, dal 10.000 a.c. fino all’epoca romana, col progressivo riscaldamento del clima si assistette ad una crescente presenza dell’uomo sulle Alpi. Dopo la colonizzazione dell’età del bronzo, nell’età del ferro, a partire cioè dall’800 a.C., attraverso i passi alpini giunsero intense ondate migratorie dall’est europeo e dai territori transalpini di tribù celtiche di origine indoeuropea alla ricerca di terre da coltivare nella fertile e lussureggiante pianura Padana al tempo ricoperta da fitte foreste di farnie e pini silvestri (dal celtico pados, “pino silvestre”, deriva il nome della valle Padana ossia valle dei pini silvestri e l’antico nome del Po, “padus”), e da paludi. Questi popoli saranno chiamati “Keltoi” dai greci e “Galli” dai romani.
I Celti in realtà non erano un unico popolo, ma una moltitudine di tribù con le più disparate caratteristiche somatiche, comprendendo l’uomo basso di statura con carnagione scura per arrivare a quello alto di carnagione chiara. Non furono mai uniti politicamente, ma nell’Europa del tempo, condivisero caratteristiche comuni tali da farli sembrare un unico popolo.
L’arrivo di queste genti in Piemonte, come in tutto l’arco alpino, avvenne senza grande conflittualità, poiché l’integrazione con i popoli preesistenti fu pressoché totale, nel caso del Piemonte occidentale i Taurisci (Taurini) si sovrapposero al popolo preindoeuropeo dei Liguri attorno al V°-IV° secolo a.C.
A questi antichi abitatori delle alpi dobbiamo il notevole impulso alla pastorizia montana, che trasformò territori inospitali in verdeggianti pascoli, con una ricchezza di specie erbacee che rendono le alpi un territorio unico al mondo, un vero e proprio patrimonio dell’umanità. Il termine alpe deriva da “Alp” parola preindeuropea che significa “altura”.
I corridoi alpini furono teatro del passaggio di eserciti come quello cartaginese, guidato da Annibale, e dalle legioni di Roma. La spedizione annibalica e la conquista romana della Gallia Cisalpina, vennero descritte con interesse dagli storici antichi, e grazie alle loro testimonianze possiamo ricostruire l’antica suddivisione etnica della nostra terra. Il greco Polibio, nei capitoli 15 e 17 del suo libro “Storie”, ci offre una rapida descrizione dei popoli subalpini, citando i Taurisci (i Taurini), gli Agoni, i Lebeci e i Lai (i Laevi). Inoltre, aggiunge che erano stanziate numerose “altre tribù di barbari”, che vengono descritte più attentamente nelle opere degli storici a lui postumi, come Tito Livio, Plinio il Vecchio e Strabone, o elencate nelle iscrizioni dell’Arco di Augusto a Susa e nella “Sententia Minuciorum”.
Possiamo studiare attentamente queste nazioni sotto diversi profili, ricercando le loro origini celtiche o espressamente liguri, avventurarci alla scoperta della loro lingua per riconoscere le tracce ancora presenti nella toponomastica e nelle espressioni linguistiche locali odierne, le loro attitudini economiche ed i loro costumi, tutti argomenti che impegnano da tempo molti storici, linguisti, antropologi ed archeologi.
Nelle righe e nei post che seguiranno, verrà elencata la distribuzione di questi popoli sul territorio montano e pedemontano Piemontese, Valdostano e della rispettiva parte transalpina.

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