Teutates
La spiegazione del nome si fonda su un ‘Toutotati-s’, ‘padre della stirpe/tribù’. Teutates viene generalmente visto come vero dio della tribù, come principe paterno in pace e in guerra. Le scritte ne danno testimonianza dalla Britannia fino a Roma e nella Stiria, per cui senza dubbio proprio la Gallia rimane in disparte.
Per lo più Teutates è un soprannome di Marte. Da Rockywood/Barkway (contea di Herfordshire) vennero alla luce per esempio insieme ad una statuina di Marte di bronzo un intero tesoro votivo di sette piatti d’argento sottili a forma di foglia di cui il più grande porta la scritta ‘Marti Toutati’ (oggi al British Museum di Londra).
J.J. Hatt attesta Teutates come ‘dio (dell’) ariete, le cui corna insieme con il segno ad S orizzontale ed una V, che si piega a formare una spirale, valgono come suoi simboli. Il prezioso bracciale in oro di Rodenbach (Museo storico del Palatinato di Speyer) mostra la maschera dagli occhi grandi del dio con la V dissimulata come sopracciglio, chiare corna di ariete, fiancheggiato da due superbi caproni che guardano dritto davanti a loro e riposano. Nell’anello che ne fa parte la V delle due maschere uandi fronte all’altra sta sulla radice del naso e le S orizzontali diventano sopraccigli. La borchia d’oro di Durkheim per esempio illustra i due aspetti del dio (dell’) ariete in un originale figura ambigua. Facendo ruotare di 180° la maschera sorridente di un giovane con l’elmo, si osserverà quella con il volto serio di un uomo maturo con la barba. Il dio della guerra e il dio del sapere futuro, della divinazione e della cultura in generale, il cui ruolo viene tolto da Apollo da Teutates (o viceversa?) qui ancora una volta una simbiosi li fa terminare l’uno con l’altro.
Lo stesso tematizza uno dei collari d’oro più straordinari di Erstfeld: da un corpo abbozzato si sviluppano due busti dotati di braccia e mani, sui quali giace un giovane volto dallo sguardo vivacee indirizzato dritto in avanti tra corna di ariete o meglio un volto con la barba, saggio, vecchio, sotto un grande cappello coronato da un orecchio di cervo. Il vecchio tiene un corvo legato al collo e ad una gamba, per cui il suo becco urta il suo naso.
Questo Teutates fornisce una doppia protezione, attraverso la magia da un lato e attraverso la forza fisica dall’altro. Come conseguenza logica veniva rappresentato su gioielli, soprattutto sui collari d’oro, ma anche sui chiodi per gli assi come per meglio dire quelli delle tombe. Il chiodo da asse che fissa la ruota al carro, era il pezzo di metallo più delicato di tutta la costruzione. Se si fosse rotto in piena corsa gli incidenti sarebbero potuti essere mortali.
Nel guerriero di Entremont Hatt pensa di riconoscere Teutates come protettore dei defunti, la cui armatura è decorata con il ritratto a mezzo busto di una maschera tra due segni ad S orizzontali che terminano a spirale.
Nel mito di Rigani Teutates sta al lato della Dea Madre. Secondo Hatt la scena, ben più famosa dopo quella di Cernunnos, della caldaia di Gundestrup mostra la parata delle sue truppe (secondo il commento di Lucano Teutates suggerisce agli esseri umani l’idea della guerra), che sfilano davanti come sacrificio per gli dei e partono a cavallo di un serpente cornuto diretto verso sinistra. Così l’albero che deve finire in una battaglia, fornisce un senso poichè i guerrieri vogliono accettare il legame con la Dea Madre nel suo aspetto di madre terra per proteggerla dall’ira di Taranis. Su un altro piatto Teutates – con una barba a V che termina accuratamente a spirale e ciuffi sulla fronte girati a mo’ di corna di ariete – va visto nella sua caratteristica come cavaliere dei guerrieri caduti. Due di questo genere gli offrono un cinghiale, simbolo del loro valore. Secondo il merito vengono abbandonatio all’abbattimento o portati nell’aldilà dal cavallo alato.
Teutates stesso dall’inizio del II secolo può apparire nelle sembianze di un cinghiale, non solo sulle monete ma anche sulle rappresentazioni della sua guerra con Taranis, come leone, come per esempio sul rilievo di Donon come dio di Euffigneix oppure come un cinghialetto in braccio al suo protettore Vosegus Silvano.