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Donne nella società

Il mondo celtico riconosceva una perfetta parità fra uomo e donna, ma le notizie storiche che dovrebbero avvalorare questa tesi scarseggiano. Quel che è certo è che sapevano leggere e scrivere, ma non dimentichiamo che il mondo greco e romano riservava questo compito agli schiavi. Le sacerdotesse, che pure erano numerose e stimate, s’occupavano prevalentemente dei problemi relativi alla gestazione ed al parto e se si ricordano numerose poetesse, nessuna affiancò mai ufficialmente un re, né partecipò ai sacrifici cruenti, da cui erano generalmente escluse. Come sempre mancano gli elementi per sapere quale fosse la vita in tempo di pace. Forse gli stessi sacrifici rappresentano un sintomo di insicurezza e normalmente il contatto con gli dei era garantito semplicemente dalla divinazione. In questo caso i veggenti, maschi e femmine, costituivano in principio una classe sacerdotale compatta, che fu progressivamente esautorata dai druidi man mano che la guerra con Cesare impose un comportamento bellico per sopravvivere. Naturalmente è solo un’ipotesi. In ogni caso i Romani perseguitarono soltanto i druidi, per cui tutti gli altri sopravvissero tranquillamente fino all’avvento del cristianesimo, a cui si convertirono con entusiasmo, aggiungendo alle proprie facoltà magico-pratiche la scrittura. Dai conventi della Bretagna e dell’Irlanda ci giungono infatti le prime opere mitologiche sulla religione celtica. Tornando alle donne è cosa certa che le madri di famiglia godessero d’indiscussa autorità, realtà rispecchiata nel culto delle “matrones”, una trinità femminile garante dell’abbondanza e del benessere della comunità. Quando i Celti si lasciarono “contagiare” dall’usanza ellenistica di rappresentare gli dei, le matrone divennero tre placide donne sedute su un unico trono: una allattava, una srotolava una pergamena e la terza reggeva dell’acqua lustrale. Tracce di queste sculture, sempre esterne, spesso poste a custodia dei crocicchi, sono state rinvenute a Milano, Nìmes, Clèves, Lione, Colonia, Nizza. A proposito, il trono stesso, inteso come sedile con schienale, era riservato alla madre. Tutti gli altri sedevano accovacciati per terra. Comunque è veramente un po’ poco per parlare di superiorità femminile. Non esiste nessuna notizia di donne sterili stimate e ben inserite: tante cure riservate alla madre, in una società essenzialmente guerriera, fan pensare più facilmente ad una precauzione per garantire la continuità delle stirpe nonostante l’alta mortalità maschile, più che alla stima della donna in quanto tale.

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