Vita di tribù
Il più importante carattere che distingue la società celtica da quelle del mondo classico è l’inesistenza della nozione di stato. Per i celti lo stato è un’entità tropp oastratta e distante perchè possa fungere da principio regolatore della società.
Si preferisce una maniera più diretta di sentire i vincoli sociali, come la solidarietà tra consaguinei, la fedeltà personale tra un signore e il suo cliente, il senso di appartenenza alla tribù. Conseguenza di questa concezione è l’estrema frantumazione territoriale e l’esilità di vincoli solidaristici tra le varie tribù, che hanno portato in più occasioni i celti a schierarsi su fronti contrapposti in conflitti come l’impresa di Annibale o la stessa conquista romana della Gallia. Per i celti il senso di appartenenza alla medesima tradizione culturale, linguistica e religiosa non ha mai comportato la condivisione di una concezione politica globale.
L’unità fondamentale della società celtica era la famiglia con i consanguinei. Questa famiglia di tipo patriarcale comprendeva il capofamiglia con sua moglie (o mogli) e i figli, compresi i figli maschi adulti con le loro mogli e la loro discendenza. Il padre aveva poteri legali illimitati sui membri della famiglia, anche se la donna poteva godere di alcune libertà negli interessi pubblici e famigliari (non sono rari i casi di regine o profetesse celtiche). In tempo preistorici era diffusa la poligamia, ma questa era andata progressivamente evolvendosi in una monogamia di fatto. In Gallia e in Irlanda era diffuso l’affidamento dei figli fin dall’infanzia ad altre famiglie, generalmente di rango più elevato, che venivano retribuite per le cure e l’istruzione. I maschi tornavano nella casa paterna quando erano in grado di portare le armi, le femmine quando erano pronte per il matrimonio (che generalmente era combinato tra le famiglie degli sposi). I membri di una famiglia o di un gruppo di consanguinei erano legati da obblighi e responsabilità collettivi, anche la proprietà della terra era, almeno inizialmente, condivisa da tutta la parentela senza distinzione.
Oltre ai legami e agli obblighi della aprentela, la società celtica conosceva l’istituzione della clientela, che consisteva nel prestare servizi di vario genere (compreso quello militare) a un personaggio di rango più elevato, in cambio di protezione e supporto amteriale, senza tuttavia perdere nulla in termini di libertà personale o di diritto di proprietà. Questa forma di clientela non deve perciò essere confusa con il feudalesimo.
L’unità sociale più grande era la tribù, formata da più famiglie o clan, i cui membri si richiamavano a un antenato comune. Ogni tribù aveva un proprio territorio, con una serie di insediamenti sparsi e un centro principale, con funzione più difensiva e religiosa che amministrativa o commerciale. Durante il periodo dell’espansione celtica parti di singole tribù raggiunsero molte regioni europee differenti, per cui si trovano nomi tribali identici in luoghi anche molto distanti.
Governate inizialmente da un re, le tribù, al momento della conquista romana della Gallia, stavano sviluppando una forma di magistratura elettiva sotto il controllo dell’aristocrazia militare. Questi piccoli regni tribali non devono essere assolutamente considerati degli stati, poichè nno esistevano né pubblica amministrazione, né leggi statali che regolassero i rapporti tra gl iindividui (ordinati piuttosto da un diritto privato consuetudinario).
Il sentimento tribale era molto forte e le tribù più grandi e potenti si contendevano l’egemonia con dispute frequenti. Questa organizzazione particolaristica dà ragione dell’incapacità celtica di creare strutture federali, tranne che in eccezionali momenti di coesione creati da incombenti pericoli esterni.
Dagli scrittori greci e latini e dalla tradizione celtica insulare apprendiamo che la società celtica era organizzata, all’interno delle tribù, in un complesso sistema di classi funzionali (non economiche).
I celti conoscevano, come tutti gli indoeuropei, la tipica ripartizione in tre classi sociali definite da funzioni specializzate:
* classe sacerdotale, detentrice del potere spirituale, rappresentata dai druidi, dai bardi e dai vati. Questa classe è stata assimilata alla casta dei Brahmani dell’India vedica o ai flamines dell’antica Roma;
* classe guerriera, detentrice del potere temporale, rappresentata dall’aristocrazia militare, e dai cui ranghi usciva il re. La classe guerriera è paragonabile ai Kshatriya indiani o ai milites romani;
* classe produttrice, rappresentata dagli uomini liberi e paragonabile ai Vaisya indiani o ai quirites della Roma arcaica.
Il corpo degli uomini liberi comprendeva gli agricoltori, gli artigiani e i commercianti. E’ da notare che era un uomo libero hiunque possedesse terra o bestiame, oppure fosse detentore di un sapere o di un’abilità intellettuale o manuale.